Walt Disney

Il favoloso creatore di Topolino si è spento in questa data al St.Joseph Hospital, situato proprio di fronte agli studi Disney di Burbank in seguito a un collasso circolatorio. Nato nel 1901 a Chicago da una famiglia povera, Walt Disney vendeva giornali per le strade e arrotondava i guadagni disegnando caricature per un negozio di barbiere. L’abilità nel disegno gli suggerì la strada della pubblicità e nel primo dopoguerra realizzò le prime striscia animate per una grande società di Kansas City. I primi esperimenti iniziarono nel 1920, in un vecchio garage adattato a studio. Dopo tre anni partì alla conquista di Hollywood. La notizia della sua morte non trova spazio in prima pagina sul Corriere della Sera il 16 dicembre 1966. Giovanni Grazzini lo descrive in un bellissimo articolo a pagina 3 del giornale. «Ecco un uomo di qualità impareggiabili che come non vuole lacrime così non sopporta d’essere affiancato ai grandi capitani d’industria del cinema. È stato anche un imprenditore gigantesco certamente, ma non dovremo dimenticare mai che la merce che vendeva era la gioia, era il distacco dalle pene quotidiane, erano dolcezze e birbanterie, erano un universo di fantasia, di colore, di estro impagabili. C’era indubbiamente qualcosa di geniale in Disney: non si spiega altrimenti il suo successo universale, il raggiungere uomini d’ogni età in ogni zona della Terra, il farci sentire tutti parenti, oltre le razze, le lingue, le idee politiche e religiose, nello scatto di Bambi, nello sberleffo di Paperino, nel broncio di Brontolo. Era il genio della sintesi, e il genio cinematografico per eccellenza del movimento, che lo ispirava, e ha nutrito per quasi mezzo secolo una galleria di personaggi divenuti altrettanti emblemi mitologici».


«È stato anche un imprenditore gigantesco certamente, ma non dovremo dimenticare mai che la merce che vendeva era la gioia, era il distacco dalle pene quotidiane, erano dolcezze e birbanterie, erano un universo di fantasia, di colore, di estro impagabili»

Giovanni Grazzini – Corriere della Sera venerdì 15 dicembre 1966


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