Vittorio Emanuele III di Savoia
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28 dicembre 1947. La sua figura è sempre stata molto controversa. In 46 anni di regno – dal regicidio di suo padre Umberto I di Savoia il 29 luglio 1900 alla sua abdicazione in favore del figlio Umberto II di Savoia il 9 maggio 1946 – Vittorio Emanuele III ha partecipato a due guerre mondiali, ha assistito all’introduzione del suffragio universale (prima maschile, poi femminile), all’ascesa del fascismo, alla promulgazione delle leggi razziali e alla fine della monarchia. Cesare Spellanzon sul Corriere d’Informazione di lunedì-martedì 29-30 dicembre 1947 scrive: «Chi aveva il mezzo di opporsi, e non volle servirsene fu il re, che aveva lasciato guadagnare il potere a una banda di uomini privi della esperienza di governo, e privi soprattutto di ogni senso di responsabilità. Un’ultima occasione fu offerta al re per liberare il Paese da Mussolini e dal suo Governo nefasto alla fine del 1924 alcuni uomini devoti alla corona portarono al sovrano la prova documentata che Mussolini era responsabile dell’assassinio del deputato Matteotti, e che perciò doveva essere allontanato dal potere, Ma il re non volle ascoltare quei suoi fedeli servitori: si copriva gli occhi, si turava le orecchie, diceva che i suoi occhi e le sue orecchie erano la Camera e il Senato. Pretendeva che una Camera eletta con una legge elettorale fascista e un Senato intimidito dal Governo che disponeva di tutti i poteri si ribellassero al dittatore fascista e lo condannassero. Cosicché nemmeno il detto Matteotti potè salvare l’Italia, a causa del rifiuto del re di prendere quella necessaria provvida iniziativa».
Corriere d’Informazione di lunedì-martedì 29-30 dicembre 1957
«Il re, dopo qualche debole resistenza, approvò perfino la istituzione del Gran Consiglio del fascismo, che intaccava anche la normalità della successione al trono. Lasciò che Mussolini impegnasse l’Italia nell’avventura etiopica che mise il paese in grave conflitto con tutto il mondo libero»
Cesare Spellanzon
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