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21 ottobre 1990. Ayrton Senna e Alain Prost. Due modi differenti di interpretare la guida, ma egualmente due campioni efficaci e vincenti. Prima compagni di squadra in McLaren, poi finalmente rivali separati al seguito di una convivenza divenuta insopportabile anche dopo lo scontro avvenuto proprio in Giappone nel 1989. Quel GP che di fatto consegnò il titolo iridato al francese, funzionò come benzina sul fuoco ad alimentare un antagonismo come non se ne sono più visti nella storia del Circus iridato. Dodici mesi dopo quell’incidente alla Casio Triangle Chicane di Suzuka, Senna e Prost si ritrovano a contendersi nuovamente il campionato piloti, con il brasiliano stavolta davanti al francese nella classifica, con la differenza che quest’ultimo è passato a difendere i colori della Ferrari. Alla partenza del gran premio, Prost anticipa Senna che tenta irresponsabilmente di passarlo all’interno: fuori entrambi e mondiale deciso a favore del brasiliano… il resto è storia.
La Gazzetta dello Sport di lunedì 22 ottobre 1990 titola: «Senna mondiale pirata». Nell’articolo in prima pagina “Dalla Formula Uno alla Formula Giungla” a cura di Candido Cannavò possiamo leggere: «Con tutto il rispetto delle opinioni altrui, penso che lo sbattersi fuori pista insieme con Prost rientrasse, magari come scelta irrazionale, tra le diverse possibili strategie vincenti di Senna. E Prost, con ingenuità tutt’altro che professionale, gli ha offerto subito l’occasione giusta. Ecco dunque, alla prima curva, scatenarsi l’istinto piratesco del brasiliano».
La Gazzetta dello Sport di lunedì 22 ottobre 1990
«C’è chi dice che mettere il guinzaglio di norme precise alla F1 significherebbe toglierle il fascino che le danno i piloti più temerari. È un’obiezione che non regge. Senna sarebbe ugualmente il numero 1 anche senza scene disgustose come quella di ieri. In ogni caso, dinanzi al secondo mondiale consecutivo che si risolve all’autoscontro, bisogna fare una scelta: Formula 1 o Formula Giungla»
Candido Cannavò
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