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18 febbraio 1992. Uno dei giorni più belli della storia dello sci alpino italiano. In quel martedì invernale, Deborah Compagnoni e Alberto Tomba vinsero una medaglia d’oro olimpica a testa ai Giochi olimpici di Albertville 92 rispettivamente in gigante e superG. Importante poker d’argento anche nello sci di fondo. Nella prima pagina della Gazzetta dello Sport di mercoledì 19 febbraio 1992, allora diretta da Candido Cannavò, per la prima volta nella storia dello sport italiano contemporaneo, il calcio venne completamente estromesso dalle notizie di testa. Altri tempi, altri giornali, altri direttori, altra attenzione mediatica. Per fa si che si ripeta l’evento, il successo deve rivelarsi come impresa leggendaria o nel ricordo di un simbolo dello sport. Sulla Gazzetta dello Sport di mercoledì 19 febbraio 1992, dall’articolo “La brutta Italia non abita qui” del direttore Candido Cannavò possiamo leggere: «Ma guardate quali gemme regala lo sport a quest’Italia delle mafie, dei gladio, delle leghe, dei delitti impuniti, dei misteri scandalosi e dei partiti roditori; guardate quali storie pulite le offre, quali emozioni le fa vivere, quali esempi le consegna. É successo tutto nell’arco di un mattino e sembra che le nostre tristezze quotidiane si capovolgano e perdino lo squallore si riavvivi di una grande speranza […] Due Olimpiadi di fila solo il nostro Albertone le ha vinte».
La Gazzetta dello Sport di mercoledì 19 febbraio 1992
«L’aureo mattino del nostro sport s’era aperto con un argento che meriterebbe tutto lo spazio di questa pagina tanto è stato sincero, atteso, sofferto e strameritato. I bianchi sentieri del bosco erano illuminati dal sole mentre andava in scena il rito della staffetta nordica, che è una sorta di revisione dell’albo nobiliare del fondismo»
Candido Cannavò
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