Maria Grazia Cutuli
Ha trentanove anni Maria Grazia Cutuli quando muore per un vile agguato terroristico in Afghanistan, a Sarobi, sulla strada fra Jalalabad e Kabul. Fu assassinata insieme all’inviato di El Mundo Julio Fuentes e a due corrispondenti dell’agenzia Reuters, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari. Cutuli fu la prima caduta italiana di questa nuova guerra avviata con l’invasione americana per porre fine al regime dei talebani ed eradicare al Qaida dal territorio. La svolta per la sua carriera giornalistica arrivò dopo gli attentati dell’11 settembre quando venne inviata dal Corriere della Sera proprio nello stato islamico. Lo stesso 19 novembre, il Corriere pubblicò in primo piano il suo ultimo articolo: il pezzo riguardava la scoperta di un deposito di gas nervino nella base di Osama bin Laden. Le indagini portarono la condanna a pena capitale per il ventinovenne Reza Khan fucilato nell’ottobre 2007 e 24 anni di reclusioni per altri due afgani accusati di omicidio. “Raccontare la verità” diceva “è l’unica arma rimasta a noi che facciamo questo mestiere”. Per lei, tuttavia, fare la giornalista di guerra era un modo per poter scrivere, per “poter volgere lo sguardo dove nessuno ha mai voglia di guardare”. Caloroso il ricordo del suo direttore Ferruccio De Bortoli nel suo articolo di fondo sulla prima pagina di martedì 20 novembre 2001: “A fine ottobre, per il suo compleanno, le proponemmo di tornare, dopo tante settimane. Disse di no, non c’era verso. «Volete farmi un regalo? Lasciatemi qui». Le arrivò in stanza, mandata dai colleghi, una torta pakistana, presumo pessima. E una collega la sentì parlare con l’anziana madre: «Qui non si rischia nulla, poco più di un pellegrinaggio a Lourdes». Pietosa bugia, detta bene, da grande giornalista”.
“A fine ottobre, per il suo compleanno, le proponemmo di tornare, dopo tante settimane. Disse di no, non c’era verso. «Volete farmi un regalo? Lasciatemi qui». Le arrivò in stanza, mandata dai colleghi, una torta pakistana, presumo pessima. E una collega la sentì parlare con l’anziana madre: «Qui non si rischia nulla, poco più di un pellegrinaggio a Lourdes». Pietosa bugia, detta bene, da grande giornalista”
Ferruccio De Bortoli – Corriere della Sera martedì 20 novembre 2001
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