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29 aprile 1990. «Immenso azzurro. Il Napoli ci si tuffa al 7’ del primo tempo e ne riemerge al 90’ per godere a piene mani, a pieni polmoni, a pieno cuore, la gioia che un intero stadio gli restituisce con gli interessi e che presto un’intera città trasformerà in trionfo. Il secondo scudetto dell’era Ferlaino e Maradona, il più importante perché più sofferto e perché ribadisce la maturità di una società, di una squadra, che ha imparato a combattere e vincere contro grandi avversari e in mezzo a tante difficoltà». La Gazzetta dello Sport di lunedì 30 aprile 1990 titola: «Bentornato scudetto. Napoli goditelo tutto». Nell’articolo di fondo “Quando l’esempio arriva dal Sud” a cura del direttore Candido Cannavò possiamo leggere: «Chissà quanti scongiuri, i napoletani, per tutta la settimana dinanzi a quei temerari programmi anticipati della festa, a quegli incoscienti bilanci della stagione, a quei dibattiti sulle differenze tra il primo e il secondo scudetto, a quelle ormai stucchevoli indagini sociologiche sui drammi della città e le letizie del calcio. Sette giorni di ossessionanti rimbalzi tra la certezza e l’imprendibile maleficio».
Gazzetta dello Sport di lunedì 30 aprile 1990
«Si potrà discutere all’infinito sulle controverse vicende del finale di campionato, ma di quel triangolino tricolore di cui il Napoli oggi legittimamente si fregia bisogna aver rispetto: è un mattone di storia e nella storia va subito inquadrato»
Candido Cannavò
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