L’omicidio di Massimo D’Antona
Corriere della Sera di venerdì 21 maggio 1999
«In via Salaria erano appena le dieci del mattino e, in quell’angolo di strada, non c’era più Massimo D’Antona e non c’era una goccia di sangue. C’era solo la sua borsa di professore gonfia di libri e documenti, e un computer portatile e tre proiettili. C’era, da un lato, un Nissan Vanette e, dall’altra parte della strada, un Fiat Ducato. E più avanti del Nissan Vanette ì, c’era un cartellone pubblicitario. Massimo D’Antona era caduto lì, in quel metro a centodieci passi dal portone della sua casa, al 128 di via Salaria, stretto tra quelle quinte che gli assassini avevano come disposto con cura per mangiargli la vita senza essere visti»
Giuseppe D’Avanzo
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