13 maggio 1981. Il tentativo di omicidio del papa commesso in piazza San Pietro da Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco appartenente al gruppo di estrema destra dei lupi grigi, resterà per sempre nella memoria collettiva di chi lo ha vissuto. Soccorso immediatamente dopo essere stato raggiunto da due colpi di pistola, il papa fu subito trasportato al vicino Policlinico Gemelli, perdendo coscienza durante il tragitto. Fu quindi sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza durato 5 ore e 30 minuti, per trattare la massiccia perdita di sangue e le ferite all’addome, riuscendo a sopravvivere Due anni dopo, il 27 dicembre 1983, Giovanni Paolo II volle incontrare il suo attentatore in prigione e rivolgergli il suo perdono. I due parlarono da soli e gli argomenti della loro conversazione sono tuttora sconosciuti. Il Corriere della Sera di giovedì 14 maggio 1981 titola: «Il Papa per quattro ore in lotta con la morte». Nell’articolo di fondo “Un uomo del mondo” a cura di Carlo Bo possiamo leggere: «Caso mai, va detto che è un nuovo capitolo da aggiungere al libro della violenza che il mondo, che noi stiamo scrivendo, ormai da troppi anni e proprio perché si tratta di un libro comune non deve stupire che c’entri l’uomo Woytjla, che è diventato Giovanni Paolo II e rappresenta per molti e a torto un’idea e un’immagine corretta e particolare di potere. […] Simbolico anche che fra le mani che lo applaudivano si sia levata quella dell’attentatore: il tradimento sia nell’inganno dell’uomo. Tutte spiegazioni però che si arenano puntualmente contro il terreno dei simboli e sono sterili».
Corriere della Sera di giovedì 14 maggio 1981
«L’attentatore gli ha sparato da pochi metri, tre, forse quattro. Con una Browning calibro 9. Era confuso tra i fedeli, a destra della piazza per chi guarda la Basilica. Non distante dall’ufficio postale mobile,. Lui, il giovane, ha estratto la pistola e ha fatto fuoco. Un bossolo è caduto in terra, la gente ha cominciato a urlare, a indicarlo»
Bruno Tucci
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