11 aprile 2006. La mafia aveva atterrito e messo in ginocchio la Sicilia ma i grandi latitanti venivano catturati tutti, uno dopo l’altro e la gente ricominciava ad avere gradualmente fiducia nelle istituzioni. Mancava però sempre il numero uno, ‘iddu’, che veniva considerato imprendibile, un fantasma. Quando i poliziotti se lo trovarono di fronte la mattina dell’11 aprile 2006, con diversi crocifissi al collo, la Bibbia sul comodino e sul tavolo la macchina da scrivere con cui confezionava i ‘pizzini’, ebbero “la sensazione che con la fine della latitanza quarantennale di Bernardo Provenzano si concludeva l’era della mafia corleonese, stragista ed eversiva. Il Corriere della Sera di mercoledì 12 aprile 2006 riporta la notizia nel taglio basso in prima pagina con il titolo: “Catturato il capo della mafia: ”. Nell’articolo dedicato, a cura di Felice Cavallaro, possiamo leggere: «È con uno sfogo ironico finalmente strappato alla cautela che Piero Grasso ha commentato l’arresto del padrino di Cosa Nostra: “L’acchiappa fantasmi ha funzionato, visto che era considerato un fantasma…”. Un modo per rispondere al dileggio di chi, dentro i suoi stessi uffici, l’accusava di rincorrere solo una “icona” della mafia». Nell’articolo interno Dino Martirano scrive: «Forse a giudicare dalla pacatezza dei suoi movimenti, c’è da immaginare che Bernardo Provenzano l’abbia già immaginato mille volte questo film che all Squadra Mobile di Palermo attendevano da 43 anni. È il film della sua cattura che ora lui interpreta nel ruolo del protagonista».
Corriere della Sera di mercoledì 12 aprile 2006
«Aveva appena infilato un foglio nella macchina da scrivere, battendo le prime parole: «Carissima, amore mio…». Ma è stato l’ultimo «pizzino», l’ultimo bigliettino scritto dal gran capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, ammanettato ieri alle dieci del mattino in un casolare a due chilometri dalla sua Corleone dopo 43 lunghissimi e ben protetti anni di latitanza»
Felice Cavallaro
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