La firma dei Patti Lateranensi

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11 febbraio 1929. «Oggi, alle 12, nel Palazzo apostolico lateranense sono stati firmati da S.Em. reverendissima il Cardinal Pietro Gasparri, plenipotenziario del Sommo Pontefice Pio XI, e da S.E. il Cavalier Benito Mussolini, primo ministro e Capo del Governo, plenipotenziario di S.M.Vittorio Emanuele III, Re d’Italia: un Trattato politico che risolve ed elimina la “Questione Romana”; un Concordato inteso a regolare le condizioni della religione e della Chiesa in Italia, e una Convenzione che sistema definitivamente i rapporti finanziari fra la Santa Sede e l’Italia, in dipendenza degli avvenimenti del 1870» (Agenzia Stefani). Sottoposti, nella parte del concordato, a revisione nel 1984 con l’accordo di Villa Madama, essi regolano ancora oggi (più democraticamente) i rapporti fra Italia e Santa Sede. Ai Patti Lateranensi si devono l’istituzione della Città del Vaticano come Stato indipendente e la piena riapertura formale dei rapporti fra Italia e Santa Sede, interrotti nel 1870 ma gradualmente riallacciati nei decenni successivi fino alla loro definitiva sistemazione con la stipula di tali accordi. Sono richiamati dall’art. 7 della costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore nel 1948. La rara edizione de Il Corriere della Sera di martedì’ 11 febbraio 1929 riporta a tutta pagina la notizia. Nell’articolo di fondo dal titolo “Una grande data”, della Redazione possiamo leggere: «Registriamo con profonda soddisfazione il fatto nuovo che oggi  si annunzia, come elemento di pace, di concordia, di fortuna per il nostro Paese. Registriamolo come un evento importantissimo nella storia dell’Italia, e in quella della Chiesa, che sono ambedue, per diversi titoli, storie universali. La data della conciliazione fra Stato Italiano e Santa Sede é una grande data. Essa segna un evento immortale, come immortali resteranno i nomi de protagonisti».

Corriere della Sera di martedì 11 febbraio 1929


«Il segreto era stato mantenuto perfetto nell’imminenza del grande evento storico. La cerimonia per la firma della conciliazione tra l’Italia e il vaticano, nel suo momento più delicato, non doveva, per compiersi, in perfetto stile fascista, essere annunciata fra i clamori e le manifestazioni della piazza. L’elemento della curiosità doveva essere escluso per il significato stesso dell’evento»

Orio Vergani


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