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28 febbraio 1991. Un centinaio di ore dopo l’avvio della campagna di terra per la liberazione del Kuwait, il 24 febbraio alle 4 del mattino, il presidente George H.W.Bush dichiarò la cessazione delle ostilità. L’avanzamento della coalizione multinazionale fu più veloce di quanto i generali statunitensi si potessero aspettare. Il 26 febbraio le truppe irachene iniziarono a ritirarsi quindi dal Paese arabo, incendiando tutti i pozzi petroliferi kuwaitiani che incontrarono. Un lungo convoglio di truppe irachene in ritirata si formò lungo la principale lingua d’asfalto che collegava Kuwait City alla città irachena di Bassora. Questo convoglio venne bombardato così intensamente dalla coalizione che divenne noto con il nome di “Autostrada della morte”. Il 28 febbraio alle ore 8 a Baghdad Bush – con un messaggio alla Nazione – dichiarò la liberazione del Kuwait e la fine della Guerra del Golfo. Sul Corriere della Sera di venerdì 01 marzo 1991, il titolo a tutta pagina “L’ora della pace nel Golfo” sintetizza questo evento storico. Sempre in prima pagina, il bollettino del conflitto e una grande foto ritraente il corpo di un soldato iracheno riverso privo di vita sulla sabbia; la fine di un sogno per il dittatore Saddam Hussein. Dall’articolo di fondo “Le spine del dopoguerra” di Ugo Stille, possiamo leggere: «La guerra è finita, la pace si preannuncia difficile. […] La crisi del Golfo è la prima dell’“era monocolore”, subentrata al dissolto bipolarismo russo-americano, dell’era cioè che vede un unico centro di potere globale, una sola “superpotenza”, gli Stati Uniti d’America. Il problema è di stabilire in che modo questa novità si è articolata in concreto e quali prospettiva essa indichi per il futuro».
Corriere della Sera di venerdì 01 marzo 1991
«Sette mesi fa, l’America e il mondo dichiararono che l’aggressione del Kuwait non avrebbe retto e stasera l’America e il mondo hanno tenuto fede alla parola. Questo non è tempo per l’euforia. Ma è tempo di orgoglio per le nostre truppe, per gli amici che sono stati con noi nella crisi , per la nostra nazione e per la gente che con la sua forza e determinazione ha reso rapida, decisiva e giusta la vittoria. Presto apriremo le nostre braccia per il bentornato in America alle nostre magnifiche truppe. Nessun Paese può rivendicare questa vittoria come solo propria. Non è solo una vittoria per il Kuwait, ma per gli alleati, l’Onu, l’umanità, la legge e la giustizia»
George H.W.Bush
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