11 gennaio 1944. Fu un procedimento giudiziario tenuto nell’omonima città veneta – all’epoca sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana (RSI) – che vide sul banco degli imputati 19 membri del Gran Consiglio del Fascismo imputati “dei delitti di tradimento ed aiuto al nemico” a seguito, nella seduta del 25 luglio 1943, della sfiducia a Benito Mussolini dalla carica di Presidente del Consiglio. Le udienze, iniziate il mattino dell’8 gennaio, durarono appena tre giorni e il collegio giudicante fu composto da uomini di provata fede fascista. De Bono, Ciano, Gottardi, Marinelli e Pareschi furono condannati a morte. L’esecuzione degli imputati per fucilazione ebbe luogo la mattina dell’11 gennaio nel poligono di Forte San Provolo con un plotone di esecuzione formato da trenta militi fascisti. Il Corriere della Sera di mercoledì 12 gennaio 1944 titola a tutta pagina “I traditori del Gran Consiglio condannati a morte” dando ampio spazio allo svolgimento del processo.
Corriere della Sera di mercoledì 12 Gennaio 1944
«Stamane, alle ore 9, i cinque condannati alla pena di morte: De Bono, Ciano, Gottardi, Marinelli e Pareschi, sono stati trasportati, dal carcere degli Scalzi, al luogo di esecuzione. Essi sono stati assistiti dal cappellano delle carceri, don Chiot, e dal frate francescano Dionisio Zilli, che durante la notte avevano loro recato il conforto religioso. Alle 9.20 la sentenza é stata eseguita mediante fucilazione»
Redazione Corriere della Sera
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