Il Manifesto di Verona
Questo piano per il governo è stato elaborato e approvato durante il Congresso del Partito Fascista Repubblicano che si tenne nel capoluogo veneto il 14 e 15 novembre 1943 e rappresenta l’atto costitutivo della Repubblica Sociale Italiana, la summa ideologica del Fascismo che, abbandonati i fasti e gli aspetti reazionari, torna alle origini, ai postulati di Piazza San Sepolcro a Milano del 23 marzo 1919, l’atto di fondazione dei Fasci italiani di combattimento. Il Manifesto definiva i punti principali della politica del Partito, addita nella continuazione della guerra al fianco della Germania e del Giappone fino alla vittoria finale e la rapida ricostituzione delle Forze Armate destinate a operare accanto ai valorosi soldati dal Führer. Dalla prima pagina del Corriere della sera di mercoledì 17 novembre 1943 l’inviato speciale del giornale Pellegrini descrive nel suo articolo di fondo il messaggio del Duce. “Bisogna passare il più rapidamente possibile da Paese inerme a Paese combattente. Il Partito deve dare l’esempio coi suoi uomini e creare, con ogni mezzo, l’atmosfera e l’ansia della riscossa”. Il documento riesumava, nel tentativo di conquistare il consenso popolare, le formule rivoluzionarie del fascismo e prevedeva, tra l’altro, l’abbandono delle corporazioni e la creazione di una Confederazione Nazionale del Lavoro, forme avanzate di legislazione e la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese. Il capitolo 7 si ricollega alle Leggi razziali del 18 settembre 1938. Riporta infatti che gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica. Nel capitolo 18, nonché conclusivo, il Partito dimostra non soltanto di andare verso il popolo, ma di stare col popolo. Da parte sua il popolo italiano doveva rendersi conto che vi era per esso un solo modo di difendere le sue conquiste di ieri, oggi, domani: ributtare l’invasione schiavista delle plutocrazie anglo-americane, la quale per mille precisi segni, voleva rendere ancora più angusta e misera la vita degli italiani. Vi era un solo modo di raggiungere tutte le mete sociali: combattere, lavorare, vincere.
“Bisogna passare il più rapidamente possibile da Paese inerme a Paese combattente. Il Partito deve dare l’esempio coi suoi uomini e creare, con ogni mezzo, l’atmosfera e l’ansia della riscossa”
Benito Mussolini – Corriere della Sera mercoledì 17 novembre 1943
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