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23 marzo 1939. Vittorio Emanuele III inaugurò la XXX Legislatura pronunciando il rituale Discorso della Corona, concordato, come da prassi, con il capo del governo, Benito Mussolini. La Camera di 400 deputati, eletta in blocco nel 1934 sulla base della legge 17 maggio 1928, era stata sostituita con quella “dei Fasci e delle Corporazioni”, parte di nomina, parte con elezione di secondo grado. I suoi componenti presero nome di “consiglieri”. “Per mettere in valore le risorse del suo Impero – disse il re-imperatore – l’Italia, pur non cullandosi nella illusione della pace perpetua, desidera che la pace duri il più a lungo possibile”. Al termine del suo discorso i parlamentari intonarono “gli inni della rivoluzione fascista” e, dopo l’uscita dei Reali, tributarono “un’ardente manifestazione di devozione e di affetto al Duce”. Se la Camera era totalmente asservita a Mussolini, il Senato ne era in gran parte succubo o latitante. Il Corriere della Sera di venerdì 24 marzo 1939 titola in prima pagina “Il discorso del Re Imperatore. L’avvenire dell’Italia fascista garantito dalle armi e dalla coscienza unitaria nazionale”. Due grandi foto poste nella parte alta del giornale ritraggono il Re Imperatore mentre legge il discorso della Corona e il Duce con Galeazzo Ciano e gli altri ministri intenti nell’ascoltarlo. Nell’articolo di fondo dal titolo ‘L’altra parola’ a cura della Redazione possiamo leggere: «Il discorso della Corona per l’inaugurazione della XXX Legislatura resterà fra i più importanti della storia politica e parlamentare d’Italia. Misurato e pacato, esso evita ogni spunto drammatico; non contiene volutamente nessuna frase atta a impressionare le folle: ma ciò che più colpisce in esso è appunto quel suo tono tranquillo e deciso, quella sintesi ordinata di una situazione interna e internazionale piena di incognite alla quale conviene opporre una serena e ferma volontà di governo e di popolo».
Il Corriere della Sera di venerdì 24 marzo 1939
«Il discorso della Corona all’inizio della trentesima Legislatura esprime dunque, con sobria efficacia, quale è il programma ciclopico concepito da Mussolini per l’Italia di oggi e di domani; lo esprime , naturalmente, nelle grandi linee, nel contenuto storico essenziale. A suo tempo lo conosceremo nei particolari analitici, nella fase emozionante dell’esecuzione»
Redazione Corriere della Sera
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