Dwight David Eisenhower

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28 marzo 1969. Muore a Washington Dwight David Eisenhower il generale in capo delle forze armate alleate in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, nonché 34° presidente degli Stati Uniti d’America dal gennaio 1953 al gennaio 1961. Nel corso dei due mandati presidenziali firmò nel 1954 la pace con la Corea del Nord e lavorò per attenuare le tensioni della guerra fredda. In politica interna, combatté la segregazione razziale nelle scuole, inviò truppe in Arkansas per rendere effettive le direttive della Corte federale e si batté per l’eliminazione della segregazione nelle forze armate. Il Corriere della Sera di sabato 29 marzo 1969 titola in prima pagina “Liberatore dell’Europa e stratega della pace. È morto Eisenhower”. Nell’articolo di fondo, ‘Il protagonista di un’epoca’ a cura di Augusto Guerriero, possiamo leggere: «John Gunther, molti anni fa, quando Eisenhower non era ancora asceso alla presidenza, riferì alcune sue frasi, che rilevavano un sentimento di profondo pacifismo. “La guerra totale sarebbe il suicidio della nostra generazione”. “Non vi è nelle battaglie gloria che paghi il sangue che esse costano”. “Dobbiamo addestrare la gioventù americana allo scopo di evitare la terza guerra mondiale”. Queste frasi, oggi, non fanno gran colpo: sappiamo tutti che la guerra totale sarebbe il suicidio dell’umanità, e sappiamo tutti che appunto perciò è diventata impossibile. Ma Eisenhower quelle frasi le diceva quando l’America aveva il monopolio delle armi atomiche […] Fu un eccellente generale, pur non essendo un genio militare. Fu un diligente coscienzioso organizzatore della vittoria, più che un grande stratega. Niente chiarisce i limiti delle sue qualità di capo militare meglio del confronto con Mac Arthur».

Il Corriere della Sera di sabato 29 marzo 1969


«Fino a che gli uomini liberi ameranno la libertà, Dwight Eisenhower rimarrà con loro, come lo è stato durante la guerra e durante la pace: forte, fiducioso e coraggioso. Anche nella morte egli ci ha lasciato un grande spirito che non morirà mai»

Richard Nixon


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