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13 ottobre 2016. Il Maestro Dario Fo si è spento presso l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, dove era ricoverato a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il nostro Paese e il mondo intero perdono un artista che per tutta la vita si è battuto contro l’affermazione secondo cui “la cultura dominante è quella della classe dominante”. Attraverso la sua intera opera Dario Fo ha lavorato affinché le classi sociali che da secoli erano state costrette nell’ignoranza prendessero coscienza del fatto che è il popolo a essere depositario delle radici della propria cultura. Per questo suo impegno nel 1997 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura “perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. Insieme all’adorata compagna Franca Rame ebbe il coraggio di allontanarsi dai circuiti teatrali ufficiali, che lui amava definire “teatro borghese”, per portare i loro spettacoli in luoghi non convenzionali come fabbriche occupate, piazze, case del popolo e carceri.
Il Corriere della Sera di venerdì 14 ottobre 2016 titola: «Dario Fo il giullare: ho giocato con la vita». Nell’articolo interno a cura di Giuseppina Manin possiamo leggere: «Se ne è andato a 90 anni dolcemente, senza accanimenti terapeutici di sorta. Ma quelli come lui non se ne vanno mai davvero. Perché Fo non è stato solo l’attore e il drammaturgo che conosciamo, il pittore, il regista, il militante di sinistra fuori dal coro, il giullare che si fa beffe del potere, il Nobel che fa infuriare gli intellettuali scornati. Fo è stato un uomo di genialità e generosità straordinarie».
Il Corriere della Sera di venerdì 14 ottobre 2016
«Mesi fa, nel cortile della sua casa di Porta Romana, era rimasto incantato davanti a una rosa sbocciata fuori stagione. Si era convinto che fosse stata lei (Franca Rame) a fargli quel dono. E il rosa della sciarpa più cara, quella di Franca , che lui indossava sempre, lo accompagnerà anche nell’ultimo viaggio»
Giuseppina Manin
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