Coppa Intercontinentale dei Club Campioni 1996

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L’edizione numero 35°, denominata anche Toyota Cup per ragioni di sponsorizzazione, è stata giocata in gara unica allo stadio olimpico nazionale di Tokyo. A contendersi il titolo gli italiani della Juventus, vittoriosi in Champions League e gli argentini del River Plate, vincitori della Coppa Libertadores. La squadra di Marcello Lippi, favorita alla vigilia del match, dopo un primo tempo ricco di occasioni da gol non finalizzate, subisce un vistoso calo atletico nella ripresa lasciando la miglior occasione da rete alla squadra argentina con una traversa di Ariel Ortega. La partita sembra destinarsi ai supplementari quando all’81’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Angelo Di Livio, Alen Bokšić spizza di per Alessandro Del Piero il quale dopo un rapido stop, con un tiro a incrociare di destro, insacca il vantaggio alle spalle di Roberto Bonano. Massimo Marianella urla in diretta «la rete di Del Piero proprio lui il principino». A nulla varranno gli ultimi attacchi argentini annientati da un grande Angelo Peruzzi. nonostante l’ingresso di Marcelo Salas e Julio Cruz. La prima pagina della Gazzetta dello Sport di mercoledì 27 novembre titola a piena pagina «Sublime Juve» e il suo direttore Candido Cannavò nell’articolo di fondo scrive: «Del Piero è il Conquistatore in una figurazione leggendaria, al di là degli amori nazionali, delle passioni del tifo e dei colori della maglia. Grandissima partita, la sua, piena di ardori e di squisitezze, e un gol che è un diamante: più lo rivedi, più luccica, più diventa bello. La prontezza, la tecnica, la cattiveria dell’agonista puro, il senso dell’attimo che si fissa nella storia».


«Del Piero è il Conquistatore in una figurazione leggendaria, al di là degli amori nazionali, delle passioni del tifo e dei colori della maglia. Grandissima partita, la sua, piena di ardori e di squisitezze, e un gol che è un diamante: più lo rivedi, più luccica, più diventa bello. La prontezza, la tecnica, la cattiveria dell’agonista puro, il senso dell’attimo che si fissa nella storia»

Candido Cannavò – Gazzetta dello Sport mercoledì 27 novembre 1996


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