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20 gennaio 1993. In Svizzera, a Tolochenaz, il mondo del teatro, della televisione, del cinema e non solo salutava per l’ultima volta l’iconica Audrey Hepburn. La sua scomparsa, avvenuta nella sua casa di Losanna per un cancro al colon scoperto di ritorno da un viaggio benefico in Somalia – quando era ormai troppo esteso per essere curato – ha privato il mondo del cinema di una delle sue stelle più brillanti. Da ragazza spensierata in Vacanze romane (1953) a dea eterea di Colazione da Tiffany (1961). La scena in cui canta Moon River dalla finestra piangendo è indimenticabile. L’attrice belga naturalizzata statunitense trionfò a Hollywood per bellezza e innata eleganza. Quando aveva 15 anni aveva fatto parte, come staffetta, della resistenza olandese nella seconda guerra mondiale, mentre è stata per molti anni ambasciatrice speciale dell’UNICEF dopo aver lasciato le scene. Con quel volto da ragazzina era capace di riempire di vita e gioventù i suoi personaggi in modo tale da farci dimenticare quale fosse la sua professione. Nel 1992 il presidente degli Stati Uniti d’America, George H. W. Bush la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili a un civile americano, la medaglia presidenziale della libertà, a riconoscimento del suo impegno umanitario e, poco dopo la sua morte, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences la insignì con il Premio umanitario Jean Hersholt per il suo contributo all’umanità. Il Corriere della Sera di giovedì 21 gennaio 1993 riporta una frase scritta nella biografia “Audrey” di Charles Higman: «Se è vero che le città si rispecchiano nelle personalità di coloro che vi sono nati, Audrey Hepburn ne è la prova vivente: assomiglia a Bruxelles. Fonde intensità, gravità, delicatezza, fermezza e rigore di temperamento con la sorprendente capacità di erompere in una risata a abbracciare la vita intera in un misto di eccitazione ed entusiasmo imprevedibili».
Corriere della Sera di giovedì 21 gennaio 1993
«La bellezza di una donna non è nel volto, perché la vera bellezza in una donna è riflessa nella sua anima»
Audrey Hepburn
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