Attentato alla metropolitana di Tokio

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20 marzo 1995. L’attentato venne commesso dalla setta religiosa dell’Aum Shinrikyō su mandato del fondatore Shōkō Asahara. Cinque membri della setta, mischiandosi tra i pendolari, introdussero nei vagoni di 16 diverse stazioni della metropolitana, gas nervino Sarin, in forma liquida contenuto in sacchetti di plastica. La sua fuoriuscita e la sua evaporazione provocò l’intossicazione dei passeggeri. 13 furono le vittime e oltre 6200 gli intossicati. L’attentato è considerato il più grave attacco verificatosi in Giappone dalla fine della seconda guerra mondiale. Il Corriere della Sera di martedì 21 marzo 1995 titola in prima pagina “Strage a Tokyo, gas nervino nel metrò”. Nell’articolo di fondo a cura di Giuliano Zincone possiamo leggere: «Dovunque avvenga, ogni piccola Apocalisse occupa il nostro teleschermo: ci colpisce, ci offende, ci spaventa. E, dunque, è inutile scrutare i sintomi del Duemila. L’Apocalisse è già incominciata, e non è fatta di pezzi di cielo che, misteriosamente e improvvisamente, sfracellano il genere umano […] Noi credevamo di aver allontanato per sempre l’incubo dell’autodistruzione totale, quando furono cancellate le ostilità tre le due superpotenze nucleari. Ma adesso ci rendiamo conto che la tv ci porta in casa, ogni giorno, tutte le catastrofi del pianeta […] Non è affatto nuova la demenza dell’odio, non è nuovo il desiderio di strage mascherato con fanatismi religiosi o politici. È nuovo il fatto che l’intero pianeta assista, in diretta, allo spettacolo della minaccia della paura, nella fittizia unità di tempo e di luogo fabbricata dal teleschermo. Apocalisse quotidiana. È doloroso subirla».

Il Corriere della Sera di martedì 21 marzo 1995


«La strage di Tokio è l’esempio perfetto di come il genere umano sia capace di distruggersi, anche con mezzi artigianali. Basta gettare qualche secchio di sostanza velenosa nel tunnel di una metropolitana per provocare un eccidio e, sopratutto, per dimostrare al mondo intero quanto sia vulnerabile qualsiasi fortezza urbana, qualsiasi impero finanziario e tecnologico»

Giuliano Zincone


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