Attentato a Fiumicino

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Poco prima delle ore 13, tra l’area transiti e la piazzola delle partenze dell’aeroporto romano di Fiumicino, un commando di cinque terroristi palestinesi fece irruzione armata facendosi strada verso la zona di stazionamento verso un Boeing 707 della Pan American che si trova sulla pista in attesa di partire per Teheran. I terroristi gettano all’interno del velivolo alcune bombe a mano, massacrando orribilmente trenta passeggeri. Compiuta la strage, si diressero in fuga poi con diversi ostaggi a bordo di un altro Boeing della Lufthansa, lasciando ferito mortalmente sulla pista il giovane finanziare Antonio Zara che, giunto per primo sul luogo dell’assalto, tentò di contrastare i dirottatori. Altri tre ostaggi vennero giustiziati ad Atene, dove si fermarono per il rifornimento, durante i negoziati con le autorità per la liberazione di alcuni detenuti palestinesi. Il dirottamento terminò nella tarda serata del giorno successivo all’aeroporto Internazionale del Kuwait, dove furono liberati gli ostaggi rimasti. Il Corriere della Sera di martedì 18 dicembre 1973 scrive: «Le ore allucinanti della scorsa notte all’aeroporto di Atene, quando le sentenze di morte si susseguivano con regolarità feroce, ci hanno fatto rivivere i momenti più barbarici nella storia dell’umanità, gli orrori delle Fosse Ardeatine, dei campi di sterminio ad Auschwitz o a Mauthausen, l’eccidio di Katyn. Pensiamo all’agonia degli innocenti che in poche ore, strappati alla loro pacifica esistenza, si sono trovati prigionieri un assurdo mattatoio, sottoposti alla implacabile scadenza delle condanne a morte, obbligati ad assistere all’esecuzione dei loro compagni di viaggio, senza neppure conoscere le cause che muovono la mano degli assassini».


«Le ore allucinanti della scorsa notte all’aeroporto di Atene, quando le sentenze di morte si susseguivano con regolarità feroce, ci hanno fatto rivivere i momenti più barbarici nella storia dell’umanità, gli orrori delle Fosse Ardeatine, dei campi di sterminio ad Auschwitz o a Mauthausen, l’eccidio di Katyn. Pensiamo all’agonia degli innocenti che in poche ore, strappati alla loro pacifica esistenza, si sono trovati prigionieri un assurdo mattatoio, sottoposti alla implacabile scadenza delle condanne a morte, obbligati ad assistere all’esecuzione dei loro compagni di viaggio, senza neppure conoscere le cause che muovono la mano degli assassini»

Redazione – Corriere della Sera martedì 18 Dicembre 1973


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