14 maggio 2000. Un gol storico, che i tifosi biancocelesti ricorderanno per sempre. L’aretino Alessandro Calori decide al minuto 50’ Perugia-Juventus l’ultima gara di campionato andata in scena sotto un diluvio universale, consegnando alla Lazio (trionfante in casa contro la Reggina) la vittoria del secondo scudetto, giunto a ventisei anni di distanza dal precedente. L’epilogo del campionato venne quindi circoscritto ai 90′ finali. Con la Lazio già vittoriosa sulla Reggina (3-0), la gara della Juventus in quel di Perugia fu sospesa all’intervallo – col punteggio ancora a reti bianche – per l’impraticabilità del campo dovuta all’incessante pioggia. Malgrado le proteste, bianconere e non, per via di un campo di gara ormai compromesso, l’arbitro Pierluigi Collina autorizzò ugualmente la ripresa del gioco, dopo oltre settanta minuti di attesa: quindi una rete di Calori, capitano dei Grifoni allenati da Carlo Mazzone, mandò al tappeto gli uomini di Ancelotti, consegnando il tricolore alla Lazio. La Gazzetta dello Sport di lunedì 15 maggio 2000 titola: «Delirio Lazio: campione!». Nell’articolo di fondo “Bello, crudele e pulito” a cura del direttore Candido Cannavò possiamo leggere: «L’ha voluto il Calcio, perché le vicende delle due partite di ieri sono state vicende pulite di puro pallone, a parte il subdolo secondo rigore della Lazio. E il gol scudetto fatale per la Juve e storico per la Lazio, lo ha segnato un lottatore di provincia che si chiama Calori. Il destino lo ha ripagato di quei sospetti ingiusti che gli erano piovuti addosso l’anno scorso, dopo la confessione vigliacca di un falso pentito. L’ha voluto il Calcio, perché la Lazio è una società moderna, di caratura europea , e una squadra affascinante. È mancata di continuità, ma non si è mai arresa».
Gazzetta dello Sport di lunedì 15 maggio 2000
«Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio 2000. La Lazio è Campione d’Italia»
Riccardo Cucchi
«C’è voluto un romanista come me per far vincere uno Scudetto alla Lazio»
Carlo Mazzone
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